Arte in corso
FEDERICA GONNELLI. COS'E' CHE MI HA PORTATO FINO A QUI...
24/09/2017
Cos’è che mi ha portato fino a qui
Federica Gonnelli

24 settembre – 22 ottobre 2017

inaugurazione domenica 24 settembre ore 18.30

I percorsi e i motivi che conducono un artista ad avvicinarsi e contaminarsi con un territorio sono molteplici e spesso inaspettati.
Quando la toscana Federica Gonnelli ha prestato una sua opera per esporle in una mostra organizzata dall’Associazione heart (Chiaro di luna, nel 2016 a Mezzago), certo non pensava che il suo rapporto con il territorio del Vimercatese sarebbe andato ben oltre una semplice presenza in una collettiva.
La sua partecipazione a La bellezza resta – la Gonnelli è tra gli artisti selezionati per la collettiva itinerante del progetto – ha segnato un’ulteriore occasione di avvicinamento alla scena culturale della zona. Subito dopo la Gonnelli è stata tra gli artisti vincitori di V-air, il progetto di Residenze d’artista proposto dall’Assessorato alla cultura e dal MUST di Vimercate. La sua presenza in loco per un mese di lavoro e le sue opere esposte negli spazi di Villa Sottocasa hanno sancito definitivamente il legame dell’artista con la città.
Questa mostra rappresenta un’occasione per avvicinarsi all’opera di questa giovane e talentuosa artista, prima e dopo l’esperienza vimercatese, in un percorso molto significativo nella sua ricerca dai linguaggi diversi, che spaziano dalla fotografia alla video-installazione alla scultura.

una mostra a cura di:
Simona Bartolena

organizzata da:
heart-pulsazioni culturali

heart – spazio vivo
Via Manin 2,
Vimercate, Mb

Orari di apertura
sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00
e in occasione degli eventi in calendario

catalogo in mostra

Il progetto propone un confronto tra luoghi vissuti e spazio espositivo. "Cos'è che mi ha portato fino a qui..." è un vero e proprio percorso, termine che Federica usa spesso per parlare della sua crescita personale e artistica, perché richiama il viaggio e di conseguenza il legame con le persone e con il luogo nel quale si sosta o nel quale si torna - come in questo caso -. La mostra sarà un moto di "avvicinamento" a luoghi e persone, attraverso alcune opere realizzate prima della residenza a Vimercate - diverse per forma, entità, tipologia di assemblaggio, ma che contraddistinguono e identificano fortemente l’artista - che culminerà nel riallestimento di alcune opere presentate al Must. Un percorso che attraverso le opere presentate vuole segnare una serie di tappe significative, che in qualche modo hanno portato Federica fino all'esperienza a Vimercate. I tre puntini di sospensione sottolineano a loro volta l'entità dell'esperienze di Vimercate come tappa, sosta fondamentale del percorso, dalla quale ripartire con nuove prospettive, nuove suggestioni. Il "luogo" in senso generale il luogo inteso come parte dello spazio che è occupato o che si può occupare materialmente o idealmente, sociologicamente associato alla nozione di cultura, un luogo identitario, relazionale, storico. Un avvicinamento ai luoghi, dei luoghi, un azzeramento dei confini che non è altro che la "relianza", ovvero "lo stato di tutti gli esseri che sono connessi, collegati tra loro, in un rapporto di interdipendenza", è "l’essere intessuti di relazioni al proprio interno e al tempo stesso con l’ambiente". Una riflessione sui confini, in un momento storico nel quale, invece, si vogliono costruire e ricostruire nuovi e vecchi confini. Il progetto rimanda fortemente alla pratica del détournement situazionista e in particolare alla "deriva situazionista". La deriva si pone all'interno di una teoria determinista: la psicogeografia, ovvero lo studio degli effetti precisi dell'ambiente geografico, costituito dal susseguirsi dei luoghi e dei relativi confini, disposto coscientemente o meno, che agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui. Per la psicogeografia è l'ambiente a modellare l'individuo, per questo la deriva situazionista si configura come pratica di liberazione dai dispositivi ambientali percepiti come dispotici. Più in generale la deriva situazionista può essere definita come volontario smarrimento dell'orientamento o come vagare senza meta e scopo. Il senso di questa perdita dell'orientamento, da parte di chi la pratica, è quella di abituare il soggetto ad un'apertura mentale verso nuovi, inattesi e magari anche estranianti aspetti della realtà, soprattutto se effettuata nei luoghi geografici che abitualmente si abitano. Si tratta, quindi, di un training sensoriale, che consente nuove percezioni ed esperienze estetiche attraverso cui i soggetti si riconfigurano. La sperimentazione estetica diviene quindi l'occasione per una trasformazione, anche politica, di individui che si dotano così di una nuova consapevolezza. Si tratta di un progetto psicogeografico, che manifesta l'azione diretta dell'ambiente geografico sull'affettività. Si può dire in generale che ogni artista è uno psiocogeografo, in quanto trasmette realtà psicogeografiche. Inoltre, prendendo in prestito le parole di Marc Augé, dal testo "Tra i confini. Città, luoghi, integrazioni", Bruno Mondadori, Milano, 2007, l’artista è come l’etnologo che raccoglie "informazioni di vario genere dalla bocca di individui che se ne assumono la paternità, e tende così a mostrarsi particolarmente sensibile agli effetti di eco, di risonanza, fra il sociale, il culturale e l’individuale, cerca di non ridurre l’individuo solo a un’espressione e il sociale a una conseguenza di una cultura che lo spazio simbolizzato del territorio etnico condensa e materializza".

Federica Gonnelli è nata a Firenze, città nella quale frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti. Vive e lavora tra Firenze e Prato, dove dal giugno 2011 ha aperto il suo studio "InCUBOAzione". Situazione di confine che ha caratterizzato il suo percorso nei materiali e nei temi, attuando una ricerca al limite tra le discipline delle arti visive. Il confine è un protagonista costante mediante l’utilizzo del velo d’organza, non un mero supporto, ma un determinante mezzo espressivo che concorre nel significato dell’opera. Il velo d’organza è una membrana osmotica che mette in comunicazione le varie parti; donando al tempo stesso un’identità sempre diversa, attraverso le immagini che su di esso sono realizzate. Un velo che impone uno slancio agli osservatori che vogliono scoprire cosa vi si cela dietro. Dal 2001 partecipa a mostre personali, collettive e concorsi. Nel 2006 consegue la laurea, con tesi dal titolo "L’Arte & L’Abito" e nel 2013 la specializzazione in Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi, con tesi dal titolo "Videoinstallazioni tra Corpo-Spazio-Tempo". Dal 2015 ha partecipato alle residenze d’artista a Mola di Bari promossa dalla Fondazione Pino Pascali, a Cosenza per The BoCs, a Vis à Vis Fuoriluogo 19 Castelbottaccio (CB) e a V_Air Vimercate (MB).